Definizione di Scenario
Lo scenario urbano, nelle metropoli mondiali, segna in forma crescente una tendenza alla cubatura zero nelle dinamiche di espansione del costruito.
Le città a crescita extraperimetrale zero non abdicano comunque ad operazioni edilizie che devono compiersi all’interno del proprio perimetro fisico.
Nel centro urbano come nelle periferie il must è rigenerare, ovvero re-inventare il volto delle città intervenendo in forma chirurgica sui vuoti interstiziali , riconducibili a “carie urbane”.
Il ridisegno spesso non ha l’occasione di un vuoto assoluto su cui edificare ma si misura con preesistenze edilizie, che per motivi economici, oltre che talvolta normativi, non potranno essere demolite, parzialmente o anche integralmente.
Costruire sopra, accanto o intorno il presistente, avendo a disposizione pochi metri quadri o svariati ettari, diventa una delle sfide possibili della contemporaneità in architettura. Una sfida che fuori dalle condizioni di scala d’intervento viene sempre di più rappresentata come “rigenerazione urbana”.
Il Focus specialistico del Seminario è relativo alla scala d’intervento edilizio, e l’attenzione è relativo principalmente ai sistemi d’involucro edilizio sostenibili di ultima generazione.
“Antonio Galeano architetti”, appendice architettonica dello Studio Galeano, (Messina 1959) , si misura con queste tematiche in tre casi di architettura realizzate che verranno trattati nel seminario. Lo strumento prima metodologico che progettuale è il rapporto con il contesto, attraverso le due coordinate, quella fisica e quella storica.
Le presenze fisiche nei casi studio di Progetto sono paradigmatiche per tentare di ricucire tessuti urbani sfrangiati – rappresentati da centri storici dalla memoria sfregiata dall’incuria e dall’abusivismo, o periferie divenuti non luoghi urbani per eccellenza.
Le presenza storiche invece tendono al recupero dei segni significanti, siano essi tipologie edilizie storicizzate, stilemi urbani o materiali della tradizione costruttiva rivisitati.
L’approccio progettuale di Antonio Galeano è inteso come “disegno a misura” per eccellenza e se il metodo è quello di tentare di tradurre le istanze contestuali in “forme contemporanee” (forma intesa sempre come teknè quindi tentativo di rappresentare forma/funzione).
Lo strumento privilegiato, è quello di un disegno tecnologico d’avanguardia, in cui la sintassi del costruito è memoria materiale del potenziale rappresentato dalla tecnologia sostenibile a disposizione in edilizia oggi.
Nel seminario un approfondimento specialistico sarà dedicato alla pressi del Disegno esecutivo dei sistemi edilizi di involucro di ultima generazione.
Si tratteranno in specifico i disegni dei componenti customizzati nei Progetti analizzati.
Nel panorama del costruire contemporaneo il disegno esecutivo dei sistemi di facciata è uno strumento fondamentale per il controllo di un contesto fortemente interdisciplinare e, al contempo, per la traduzione linguistica di una prassi costruttiva in crescente evoluzione tecnica.
Il progetto esecutivo e’ elemento di sintassi significante dell’architettura contemporanea. La realizzazione di un opera architettonica vede – sopratutto dalla prima rivoluzione industriale in poi – il disegno esecutivo anche come tramite imprescindibile per il controllo dell’ intero processo costruttivo.
“L’amnesia” di una certa cultura progettuale rispetto all’uso del disegno esecutivo alimenta un ambito di indeterminatezza in grado di generare spesso un edilizia sommaria impossibilitata a divenire “architettura”.
La scelta progettuale di ogni tecnica costruttiva, sistema o tipologia di prodotto, si confronta sempre di più con un ambito interdisciplinare dei vari saperi dell’architettura, in un contesto del progetto confinato fra crescente “potenziale tecnico” e decrescente “limite sostenibile”.
Un ambito in cui l’assenza di controllo del disegno tecnico, inteso soprattutto come controllo cosciente dell’intero iter progettuale, potrà determinare una sudditanza del progettista stesso nei confronti del “prodotto” fornito acriticamente dall’industria, e, peggio escluderlo dal processo decisionale e linguistico dell’estetica/funzione finale di ogni buona architettura,
Traduzione linguistica a cui il “fare architettura” non potrà mai abdicare.