Quale spazio per la Musica

Quale spazio per la Musica

Le recenti realizzazioni di spazi per la musica in italia come in molti paesi stranieri – anche tradizionalmente lontani dal paesi europei naturalmente vocati alla produzione e divulgazione di eventi di questi tipo – sembrano richiedere una riflessione generale sugli orientamenti dell’architettura dell’ascolto in genere. È bene innanzitutto considerare concettualmente un architettura per spazi per l’ascolto più che spazi denominati e concepiti come teatri della tradizione, e questo principalmente perché la nuova idea di spazio per l’ascolto (musicale) sembra in maniera crescente abbattere le distinzioni di genere fra musica classica e contemporanea. Non si tratta probabilmente soltanto di un deficit economico e quindi di carenza di fondi per diversificare l’offerta teatrale, quanto di una reale tendenza a concepire volutamente spazi per un ascolto polifunzionale, e quindi luoghi in cui parimenti sia possibile ascoltare musica classica come contemporanea. I teatri di tradizione continuano – e riteniamo continueranno per molto tempo – a svolgere una funzione centrale nella musica soprattutto di tipo operistica, ma specialmente nella musica non legata fin dalle origini ad uno spazio storicizzato sarà possibile sperimentare una nuova cultura architettonica dell’ascolto; si pensi in tal senso specialmente – per rimanere nel solco del conosciuto – alla musica da camera sempre più distante dai salotti borghesi-nobiliari in cui è stata concepita, e in una certa misura anche a quella sinfonica, spesso ri-pensata ed eseguita in auditorium contemporanei. Una cultura architettonica dell’ascolto oggi – in questo senso – non può prescindere dal superamento delle sale con una coda di riverbero data, quindi una riflessione immutabile per ogni genere eseguito, ricordiamo a titolo di esempio semplificativo, che un concerto di musica da camera richiede circa un tempo di riverbero di un secondo e mezzo, contro i due e oltre di un concerto sinfonico. Al contempo non ci si può abbandonare, all’interno delle sale preposte all’ascolto, ai formalismi di una estetica architettonica antitetica ai principi fondamentali di diffusione del suono, oggi conosciuti e codificabili in maniera evidentemente infinitamente più precisa rispetto al settecento, all’ultima grande stagione di codificazione delle tipologie teatrali nell’occidente. Una nuova architettura dell’ascolto che non prescinda dai principi acustici, che sappia andare verso sale dall’ascolto flessibile e adattabile anche alle istanze della musica contemporanea non potrà che generare in maniera cosciente nuove forme per la musica, e non meri contenitori “astratti” forzosamente adattati ad eventi musicali, come oggi spesso accade.

Antonio Galeano

02 Aprile 2013

Editoriale Amadeus Giugno 2013

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